APPROCCIO OSTEOPATICO INTEGRATO ALLA PLAGIOCEFALIA: UN CASO CLINICO

 

di MARCO DE MATTEIS, Osteopata D.O.

febbraio 2021

 

 

 

    Giulio è un bimbo di tre mesi di vita. È nato a termine con parto naturale. Mamma e papà si accorgono, dai primi giorni di vita in poi, del graduale e progressivo instaurarsi di una certa deformità della sua testolina. Il pediatra non pone allarmismi ma la famiglia, consigliata da uno specialista, si rivolge a me per un consulto.

 

  Quando incontro il piccolo Giulio è estremamente evidente l’appiattimento della parte posteriore della testa sul lato destro (una frequente deformità legata ad aspetti funzionali, ossia posizionamento intrauterino, manovre legate al parto, piccoli traumi o abitudini viziate postnatali, ecc., che viene definita plagiocefalia). Non si nota alcuna limitazione nei movimenti di rotazione del capo che faccia pensare ad un torcicollo miogeno associato. Tuttavia i genitori di Giulio riferiscono dell’abitudine del bimbo a giacere supino sempre con la testa ruotata verso destra. È normalissimo che il piccolo assuma questo atteggiamento, per una questione di comodità legata all’appiattimento di una zona del cranio!

Nel corso del dialogo con i genitori viene fuori che Giulio ha spesso rigurgiti e stitichezza.

 

    Approcciare in trattamento un neonato (nel mio caso più precisamente un lattante) non è difficile, ma neanche tanto scontato. È un essere istintivo ed impulsivo, i suoi bisogni sono la sua unica priorità, tende a difendersi con l’allontanamento e con il pianto da tutto ciò che ritiene un pericolo. Allora cerco una prima relazione con lui aspettando che sia egli stesso a darmi il permesso di entrare in contatto con il suo corpo. Con lentezza e pazienza riesco ad approcciare la sua testolina che rivela una ipomobilità della zona temporale, ossia l’area del cranio corrispondente alla zona dell’orecchio. Questo può implicare una compressione di una sutura tra l’osso temporale e l’osso occipitale che può rappresentare una facilitazione del nervo vago il che giustificherebbe anche l’ipomobilità dei visceri addominali, dunque la stitichezza,  ed il rigurgito.

Mi appare di rilevante importanza il fatto che il contatto con questa zona, e quella delle grandi ali dello sfenoide (l’area delle tempie), sia poco o quasi per niente tollerata dal bambino che diviene reattivo e nervoso fino al pianto.

 

    Ho trattato Giulio per sei volte nell’arco di un periodo di tempo di due mesi, con la collaborazione dei suoi genitori ai quali ho dato qualche semplice consiglio su come gestire la situazione nella quotidianità in modo da favorire un allineamento corretto di collo e testa e stimolare movimenti attivi utili da parte del piccolo.

L’appiattimento dell’occipite si è notevolmente ridotto e, seppur non ancora alla forma “ideale”, si è ritrovata una certa normalità tissutale, miofasciale e biomeccanica (la testa del bimbo può essere toccata senza scatenare reazioni esagerate come accadeva agli inizi, la muscolatura è allungabile simmetricamente ed i movimenti sono liberi). I genitori riferiscono che Giulio ruota con spontaneità lo sguardo e la testa in entrambe le direzioni destra e sinistra. Inoltre adesso siamo nel periodo di acquisizione delle abilità di controllo di capo e tronco per cui lo stesso cranio è maggiormente svincolato dagli appoggi obbligati che ha cercato finora e questo, assieme allo sviluppo fisiologico dei volumi endocranici legati alla crescita del cervello, è un maggiore aiuto verso un ulteriore perfezionamento della forma cranica.

 

  In fin dei conti ciò che succede in una relazione terapeutica è l’integrazione ed elaborazione multisensoriale di un insieme complesso di stimoli endogeni ed esogeni senza che ci sia sopraffazione e confusione. Chi sceglie di mettersi in gioco in un lavoro di questo tipo deve lasciare che l’altro si senta accolto e sostenuto in modo da poter abbassare le proprie difese e lasci emergere i potenziali di salute che sono innati ma ostacolati da qualche meccanismo di troppo.

 

    Il successo maggiore di un approccio terapeutico che ha come obiettivo il sostegno della salute è aiutare a far emergere il benessere globale, in questo caso sapere di ritrovare un bambino con un temperamento tranquillo, che mangia, riposa, fa i propri bisogni fisiologici e sorride. E tutto ciò non può che rendere sereni mamma e papà!

 

    Inoltre, avere un sistema nervoso equilibrato è un buon presupposto per sostenere anche l’attività immunitaria, e sono certo che questo sia un substrato importate anche per affrontare con più salute e meno effetti collaterali le vaccinazioni così come l’inserimento sociale in asilo nido e le relazioni via via più ampie che il bimbo si troverà ad affrontare.

 

    

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