NELLE CATENE DELLA PUBALGIA

 

di MARCO DE MATTEIS,Osteopata  D.O.m.ROI

ottobre 2018

 

 

 

    Ritorno a leggere, a distanza di qualche anno dalla prima lettura, i volumi di Leopold Busquet sulle catene muscolari. Con un po’ di esperienza e conoscenza in più osservo oggi i suoi scritti con una cognizione diversa e ne ammiro consapevolvemte la grandezza. Capisco adesso davvero perché mai abbia scelto di dedicare, su quattro volumi, tre alle diverse catene muscolari ed uno esclusivamente alla pubalgia.

 

    Innanzitutto si intende per pubalgia una sintomatologia a livello del pube con possibile irradiazione verso gli adduttori, gli addominali e le arcate crurali. Tuttavia il termine pubalgia non è assolutamente una diagnosi, o perlomeno non può esserlo per noi osteopati, in quanto indica solo il sintomo che il paziente accusa ma non le cause che sono ciò su cui noi andiamo a lavorare.

 

    Distinguiamo due tipi di pubalgia, quella traumatica e quella cronica.

 

    Anatomicamente il pube è una zona molto rinforzata in particolar modo sul piano capsulo-legamentoso e muscolo-tendineo. Forma una unità funzionale con l’osso sacro e le due ossa iliache sottoposte alle forze ascendenti degli arti inferiori e discendenti della colonna vertebrale. Pertanto dei movimenti di rotazione anteriore-posteriore, apertura-chiusura e salita-discesa, si aggiungono ai movimenti di torsione, rotazione destra-sinistra e nutazione-contronutazione del sacro. Il buon equilibrio dell’associazione dei movimenti del complesso funzionale preserva il pube dall’eccesso di tensioni che su di esso agiscono. Quando ciò non avviene insorgerà la pubalgia che può essere dovuta al blocco dell’articolazione con perdita di mobilità (trauma quindi pubalgia traumatica) oppure a sovraffaticamento con eccesso di mobilità (tensioni muscolari quindi pubalgia cronica).

 

    Nella pubalgia traumatica la causa può essere una caduta asimmetrica sui piedi con blocco della branca pubica oppure una perdita di appoggio o brusca contrazione degli adduttori con danneggiamento dei legamenti e dell’inserzione muscolare. Il trattamento si basa sul riposo, osteopatia per normalizzare l’eventuale perdita di mobilità, terapia fisica per accelerare i tempi di guarigione dei tessuti lesi, se necessario antinfiammatori.

 

    Nella pubalgia cronica il pube non è la causa del dolore ma la conseguenza di uno schema funzionale alterato. Le catene rette e crociate di tronco e arti inferiori convergono su questo anello per rinforzarlo, per cui un’eccessiva tensione in una o più catene può affaticare il tendine e usurare l’anello pubico per eccessiva mobilità.

 

    La maggior parte degli sport lavorano molto in flessione, dunque con costante ed eccessivo lavoro del quadricipite, il ginocchio semiflesso è meno stabile rispetto alla posizione in estensione e di conseguenza devono compensare gli ischiocrurali: quindi retrazione.

 

    Cause principali: ischiocrurali e addominali.

 

    Ischiocrurali retratti causano il flexum dl ginocchio e/o la rotazione posteriore dell’iliaco. Dunque si instaureranno dei compensi quali la rotazione esterna della tibia e quindi la posteriorizzazione della testa del perone, nel tempo probabilmente un’usura dei menischi, quindi artrosi fino all’idrarto.

 

    I compensi invece creati dall’iperattività degli addominali sono lo stiramento degli adduttori, dunque contratture e tendinite; di conseguenza a lungo andare compressione della testa del femore, ipolordosi, ipertonia dei quadrati dei lombi e degli psoas che tentano di ripristinare la lordosi, successive compressioni discali lombari e blocchi vertebrali, quindi artorsi lombosacrale. Ci potranno essere degli scompensi sulle articolazioni sacro-iliache dovuti al fatto che l’iliaco va in posteriorizzazione mentre il sacro segue la lordosi orizzantalizzandosi. Quindi blocco della sacro-iliaca, tensione sui legamenti sacro-iliaci e dolore sciatico con contrattura del piriforme o, peggio ancora, da irritazione radicolare.

 

    Si comprende bene come tutto sia interconnesso e quanto sia importante allargare l’osservazione all’insieme dei sistemi senza focalizzare l’attenzione sul sintomo attorno al pube. Vanno valutati ed eventualmente trattati la catena posteriore ed in particolare quadrato dei lombi ed ischiocrurali, lo psoas, gli adduttori, possibili disfunzioni osteopatiche di iliaco, sacro, sinfisi pubica e rachide lombare. Va poi considerata la relazione del sistema viscerale con le strutture in disfunzione e, ovviamente, qualunque interferenza dei sistemi recettoriali sull’intero funzionamento della stabilità posturale.

 

    Sicuramente è buona prassi dare dei consigli ed istruzioni di carattere ergonomico o riguardanti dei semplici esercizi di automantenimento o, nel caso di atleti, avere uno scambio relazionale con il preparatore atletico e chi si prende cura di loro. Certamente assume un ruolo non da meno una alimentazione equilibrata sulla base del fabbisogno dettato dalle attività svolte.

 

     E, infine, aggiungo agli aspetti meccanici di Busquet, assolutamente da non sottovalutare se non addirittura da porre in prima analisi, una lettura del messaggio che il sintomo può nascondere, considerando che la zona interessata dalla pubalgia è in relazione con la sessualità per cui può nascondere un più o meno conscio conflitto o autosvalutazione sul piano sessuale.

 

 

 

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