SE FOSSIMO COME ERAVAMO?

di Marco De Matteis, D.O.mROI, gennaio 2014

 

 

«Tra la quarta e l’ottava settimana…l’embrione deve spostare il suo cuore dalla posizione al di sopra della testa alla cavità che si è appena aperta…Ora diventa un cerchio, un Mandala dell’intero Sé. Pone il cuore nel centro del mandala e per un pò china la testa di fronte a questo luogo in segno di devozione e di amore. Alla fine della quarta settimana la faccia e la bocca sono attaccate al cuore e il cuore occupa quasi tutto il nucleo centrale. Il cuore cresce lentamente e le sue arterie e le sue vene raggiungono il cervello. Ma queste crescono lentamente e rallentano la crescita del cuore così che il cervello possa imparare a rispecchiare il cuore in tutta la sua attività, specialmente la compassione. Poi spuntano le mani, ad accarezzare il cuore, e poi le gambe per prendere contatto con la madre, il terreno della sua esistenza, sua compagna nel viaggio verso l’individuazione.» (cit. M.J. Shea).

 

Credo che in un momento storico come questo, in cui un senso di disagio generale non fa che parlare di crisi, abusi di ogni tipo, violenze - in poche parole carenza o addirittura assoluta mancanza di rispetto per la Vita - ci si dovrebbe guardare dietro e ricordare le nostre più remote origini ontogenetiche. Già da un momento dopo la fecondazione siamo organismi appartenenti ad uno specifico genere e con un ben determinato potenziale di sviluppo. Siamo già il frutto biologico di un progetto di vita e il nostro sviluppo e la nostra crescita non sono altro che continue differenziazioni come risultato della nostra attività metabolica. Significa che è tutto nostro l’impegno che ci ha permesso di superare le varie tappe dello sviluppo per arrivare ad essere quelli che siamo. Per cui non mi sembra tanto utile e gentile distruggere, per qualche assurdo e strano motivo, ciò che con tempo e impegno siamo riusciti a conquistarci!

 

Guardando alla vita di tutti i giorni mi viene in mente la riflessione di un noto formatore: “Se non hai prima una buona gestione di te stesso e una buona relazione con te stesso, la relazione con gli altri sarà falsata. Se non hai fiducia verso te stesso, coprirai le tue mancanze con bugie, omissioni e altro. Oppure userai l’aggressione come mezzo di difesa. Comunque le relazioni saranno inficiate senza che neanche tu ne capisca a fondo le motivazioni…E se non riesci a gestire le relazioni con gli altri, insegnare loro qualcosa può essere davvero difficile.”

Motivo per cui risulta ovvio, ma purtroppo non sempre facile da capire (perché scomodo da accettare) che la causa di tanti problemi, e quindi anche la soluzione, va trovata in noi stessi.

 

Sicuramente sarà capitato a tutti almeno una volta (probabilmente, come per tutte le cose belle, non ce ne ricordiamo) di trovarsi in quello stato di armonia in cui il nostro cuore e la nostra mente lavorano insieme e si crea un legame autentico con le altre persone. Solitamente però questa esperienza accade per caso piuttosto che in maniera intenzionale. Si può imparare ad entrare in questo stato di coerenza tra cuore e cervello in modo che operino in sinergia. Esistono tanti modi per fare questo ma nessuno realmente funziona se mancano la consapevolezza del problema, la vera volontà di farsene carico e l’impegno a creare l’abitudine al cambiamento. Da osteopata posso dire che la conoscenza della nostra storia ontogenetica è una grandissima opportunità di crescita e apertura mentale. Permette di capire chi realmente siamo e qual è il senso del nostro essere qui. Quanto importante sia il nostro star bene. E mi fa amare la mia opportunità di provare a far star bene anche gli altri. Il mio obiettivo diventa quello di mettere le persone nelle condizioni del migliore equilibrio che possa consentire di avere un’ottimale integrazione delle afferenze sensoriali che giungono ininterrottamente ai nostri tessuti e al nostro sistema nervoso. Questo è il presupposto indispensabile per avere una pulita e chiara coscienza di sé stessi. Proprio perché una chiara percezione e accettazione di sé stessi è fondamentale per ristabilire chiarezza nei rapporti con l’ambiente in cui viviamo e nelle relazioni con gli altri. Così si può ridurre drasticamente lo stress, aumentare la chiarezza mentale, l’intuizione e la capacità di scelta.

Quando si impara a rallentare la mente e a sintonizzarsi con i sentimenti più profondi e genuini del cuore, quali l'apprezzamento eo la compassione, si entra nello stato di coerenza e si accede all’intelligenza intuitiva che fa aumentare la comprensione di noi stessi, degli altri e della realtà. Ciò rende migliori i nostri pensieri e le nostre emozioni con evidenti benefici in famiglia, al lavoro, con gli amici.

 

La coscienza di ognuno di noi contribuisce al miglioramento della coscienza collettiva! Il primo passo per migliorare la coscienza collettiva è che ognuno di noi si assuma la responsabilità dei propri pensieri, intenzioni, parole e azioni, diventandone prima di tutto più consapevole. Forse, se un numero sempre maggiore di persone riuscisse a vivere per più tempo in uno stato di coerenza interiore, anche il mondo fuori sarebbe più coerente con le leggi della biologia e della Vita.

 

dott. Marco De Matteis

fisioterapista, osteopata D.O.

 

 

Commenti: 0