ASPETTI MEDITATIVI DELL'OSTEOPATIA

 di De Matteis Marco, Osteopata DOmROI

luglio 2016

 

 

 

 

 

 

Nell’ampio spettro di consapevolezza con cui si può praticare l’Osteopatia esiste sicuramente una sfaccettatura per alcuni aspetti “sacra”, improntata all’ascolto interiore del terapista stesso prima ancora di connettersi all’interiorità del paziente. Un vero e proprio atto meditativo in cui il praticante si crea un proprio “luogo sacro”, si immerge in una sorta di “rituale esperenziale”, si tuffa nel proprio respiro e all’interno del suo corpo fisico ed energetico per poi connettersi con il corpo fisico ed energetico del paziente. Guidato dallo spontaneo ritmo fasciale e fluidico.

 

È il lato cranio-sacrale dell’osteopatia, ovviamente inscindibile dal globale trattamento osteopatico che integra i vari approcci sulla base di ciò che serve in quel paziente in quella situazione in quel determinato momento.

 

Con riferimento agli studi di P. Tozzi e coll. nel libro “I cinque modelli osteopatici” (con riferimenti bibliografici citati alle pagg. 107-108), si sottolinea che i trattamenti osteopatici craniali sono stati osservati come più rilevanti rispetto ai soli esercizi specifici nel produrre rilassamento e migliorare, ad esempio, la frequenza di attacchi di cefalea tensiva.

 

Tale risposta di rilassamento al trattamento osteopatico è stata osservata con rilevazioni elettroencefalografiche le quali hanno riportato modifiche nella latenza del sonno e nell’attività del Sistema Nervoso Autonomo.

 

Emerge quindi una somiglianza degli effetti di questo trattamento con le pratiche meditative. Queste pratiche inducono uno stato mentale distinto sia dalla veglia sia dal sonno, in relazione non solo alla specificità del tracciato elettroencefalografico, ma anche alla prevalenza di attività emisferica la quale si sposta da sinistra a destra con conseguente potenziamento di funzioni somatoviscerali, psicologiche e cognitive proprie dell’influenza dell’emisfero cerebrale di destra. Questo shift emisferico si accompagna a importanti modificazioni della reattività del SNA e dell’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrenalico) che, a loro volta, determinano modificazioni qualitativamente e quantitativamente diverse di numerosi apparati tra cui quelli immunitario, respiratorio e cardiovascolare.

 

Numerosi studi dimostrano come la pratica della meditazione si accompagni ad una significativa attenuazione dell’attività dell’asse HPA, anche in presenza di una stimolazione potenzialmente stressante. Ne consegue una significativa riduzione del cortisolo, il principale ormone coinvolto nella reazione da stress, e conseguente modificazione di importanti neuromediatori coinvolti anche nel mantenimento del tono dell’umore e nella modulazione dell’attività cardiovascolare e del sistema immunitario, come ACTH, serotonina, prolattina, aldosterone, endorfine.

 

La ridotta reattività dell’asse HPA si accompagna ad una sensibile attenuazione del tono simpatico con una tendenza all’attività autonomica parasimpatica.

 

È stato osservato come il trattamento osteopatico sia correlato ad una riduzione dei livelli di stress misurati 5 giorni dopo il trattamento. Tuttavia, nonostante gli effetti della meditazione sulle funzioni fisiologiche risultino evidenti sin dalle prime sedute, occorrono alcuni anni di esercizio perchè la reattività dell’asse HPA venga rimodellata su livelli significativamente più bassi rispetto alla norma.

 

Possiamo dunque affermare che persone non esperte o non abituate ad eseguire pratiche meditative possono raggiungere gli stessi risultati attraverso degli approcci osteopatici. E non è una possibilità da sottovalutare, soprattutto se si pensa che una reazione da stress prolungata ed eventualmente alterata, sostenuta da una parallela iperattivazione dell’asse HPA, concorre all’eziopatogenesi delle principali malattie degenerative che affliggono l’uomo moderno, da quelle mentali a quelle cardiovascolari e neoplastiche.

 

 

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