LA RIABILITAZIONE DEL PAZIENTE MIELOLESO

 

La lesione del midollo spinale rappresenta una delle più drammatiche patologie che possano colpire l’individuo umano e ciò a causa delle gravi disabilità che ne conseguono e soprattutto per la drastica repentinità che quasi sempre caratterizza l’esordio della disabilità dovuta all’evento lesivo. È una condizione gravissima che coinvolge l’intero organismo e molte delle sue funzioni vitali causando uno sconvolgimento dell’equilibrio psico-fisico. La persona si trova spesso a passare in modo improvviso e radicale da una condizione di totale autonomia ad una condizione di totale dipendenza da altri. Proprio su questo punto interviene la riabilitazione il cui ruolo è quello di portare il paziente alla massima indipendenza funzionale considerando ogni possibile aspetto della persona per dare tutti gli aiuti necessari al reinserimento nella vita sociale e lavorativa.

 

Cosa si intende per lesione del midollo spinale?

Si tratta di un danneggiamento spesso irreversibile, completo o incompleto, della struttura nervosa accolta nel canale spinale che si trova all’interno della nostra colonna vertebrale estendendosi per tutta la sua lunghezza. Più precisamente si ha l’interruzione parziale o totale dei collegamenti tra i centri superiori del Sistema Nervoso Centrale e i nervi periferici.

 

Quali sono le cause lesionali?

I traumi costituiscono sicuramente la causa più frequente di lesione midollare, soprattutto incidenti stradali, cadute e lesioni da arma da fuoco. Esistono anche patologie non traumatiche, quali neoplasie, vasculopatie, malattie infiammatorie e degenerative, che possono determinare una lesione spinale.

 

Quali conseguenze comporta una lesione midollare?

Si individuano quattro gruppi eterogenei di quadri clinici: paraplegia e paraparesi sono conseguenza di una lesione del tratto dorsale o lombare del midollo spinale e indicano un deficit della sensibilità e della motricità con paralisi rispettivamente completa ed incompleta degli arti inferiori e con associata ritenzione di urine e feci; tetraplegia e tetraparesi sono causate da una lesione del tratto cervicale e vi si aggiungono anche paralisi rispettivamente completa ed incompleta degli arti superiori e disturbi del tipo cefalea, febbre, eccessiva sudorazione, caduta di pressione nei cambiamenti di posizione.

 

In quale misura il problema incide sulla nostra popolazione?

Le statistiche presenti in letteratura indicano che ogni anno ci sono in Europa 25 nuovi casi di lesione midollare per milione di abitanti e l’80% dei traumi colpisce per lo più popolazione di sesso maschile al di sotto dei 40 anni d’età.

 

Quali sono le aspettative di vita e di recupero?

La lesione spinale è sicuramente la patologia più frequentemente causa di disabilità grave e permanente. Molto dipende dal livello e dal tipo di lesione e soprattutto dall’immediatezza e adeguatezza della presa in carico che deve necessariamente prevenire o far fronte alle possibili complicanze sul piano muscolo-scheletrico, viscerale e psicologico.

 

Come prendete in carico un paziente con tale condizione?

Innanzitutto il paziente mieloleso si rivolge a noi già in una fase post-acuta o cronica, cioè dopo che l'Unità Spinale ha affrontato quei problemi che mettono a rischio la vita stessa del paziente e che necessitano perciò di trattamento e sorveglianza intensivi. Secondo la classificazione ICIDH elaborata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità la disabilità è una diminuzione della possibilità di svolgere un determinato compito della vita quotidiana in riferimento all'ambiente di vita della persona e alla sua capacità di adattarsi ed interagire alle più diverse circostanze. Un mieloleso, dopo la fase acuta, non è più un ammalato bensì una persona che deve riorganizzare la propria vita attraverso percorsi riabilitativi finalizzati al raggiungimento della massima autonomia possibile e alla definizione di un nuovo progetto di vita. Cerchiamo perciò di offrire una presa in carico multidisciplinare mettendo in atto un programma riabilitativo che permetta di affrontare la disabilità in base alla capacità residua nel miglior modo possibileagendo, in base alle necessità del paziente, sul piano motorio, psicologico e funzionale con una equipe che include neurologo, fisiatra, psicologo e terapista occupazionale. Si vuole inoltre mantenere una continuità con il lavoro che il paziente ha eseguito prima di arrivare da noi adottando gli ausili e le misure che permettano al paziente di migliorare la funzione e l'integrazione nella sua realtà socio-familiare al fine di renderlo il più possibile indipendente nel pieno rispetto della propria dignità. 

 

 

De Matteis Marco

per Istituto Santa Chiara, Lecce

2008

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