OSTEOPATIA IN GRAVIDANZA,

UN SUPPORTO AL DONO PIU' GRANDE

 

di MARCO DE MATTEIS,Osteopata  D.O.m.ROI

dicembre 2019

 

 

 

 

    Dio benedica questo mestiere e quanti lo fanno per vocazione e non per mero profitto! Ho la fortuna di fare un lavoro che reputo il più bello al mondo, e il privilegio di potermi mettere al servizio di quello che è il dono universale più grande, la Vita! Lavorare con i bambini è già una magnifica esperienza per la loro neutralità di giudizio ed elevate potenzialità di plasticità e autoregolazione. Agire con amore e benevolenza con loro fa sperare in un avvenire fatto di persone che sanno dare a loro volta amore e benevolenza. Figuriamoci quanto grandiosa possa essere la possibilità di agire sul loro campo biochimico ed energetico in un momento ancora precedente, quando la loro potenzialità di differenziazione e formazione è alla massima espressione, ossia nel periodo gestazionale.

 

    Lavorare con la donna in gravidanza è responsabilità davvero importante, sia per il benessere della madre sia per la salute del futuro bambino. Per questo ritengo che possa essere – e spero che in un futuro sarà – utile e necessario ritrovare la presenza dell’osteopata accanto a quella del ginecologo e dell’ostetrica nell’accompagnamento della donna lungo il percorso di preparazione al parto, nella gestione del post-parto e nella valutazione del neonato prima e bambino poi.

 

    Il motivo per cui una donna in gravidanza possa rivolgersi all’osteopata è il fatto che la gravidanza stessa, dal concepimento fino al post parto, ha per sua natura delle variazioni fisiologiche che possono essere causa di disfunzione somatica ossia di perdita di mobilità di alcuni tessuti con conseguenti sintomi più o meno invalidanti.

 

    Normalmente si hanno tre tipi di modificazioni: strutturale biomeccanica conseguente allo sviluppo del feto, circolatorie, ormonali.

 

    Le modificazioni biomeccaniche sono dovute all’aumento di volume dell’utero e all’aumento della lordosi che creano sollecitazioni sulle faccette articolari delle vertebre lombari, maggiori forze di taglio sul disco intervertebrale, quindi i muscoli paravertebrali si accorciano mentre i muscoli addominali si sovrastirano indebolendosi.

Il motivo dell’iperlordosi è la tensione dello psoas.

All’inizio ci sarà dolore sacroiliaco per stiramento del tessuto connettivo e microtraumi in quanto la distensione del bacino aumenta la mobilità delle articolazioni sacroiliache. Successivamente dolore lombare con irradiazione posteriore alle cosce o, a volte, sulla zona anteriore dell’addome inferiore e delle cosce. Talvolta il dolore pelvico è posteriore e si confonde con la sciatica.

I sintomi radicolari sono spesso dovuti alla pressione diretta sulla radice dei nervi, o sui plessi, da parte dell’utero (nevralgia parietale della gravidanza): il sintomo principale è la nevralgia dei nervi ileoinguinale e ileofemorale. Nelle ultime quattro settimane solitamente si assiste ad una sensazione di alleggerimento addominale perché il feto inizia a scendere per la presentazione; così si riduce la pressione contro il diaframma e la respirazione risulta più facile, ma la pressione dell’utero sul plesso lombosacrale causa sintomi radicolari.

È bene sottolineare che non si è visto un significativo aumento di erniazioni discali correlate alla gravidanza! Né tantomeno si è visto che pregresse scoliosi peggiorino con la gravidanza, piuttosto probabilmente sono una concausa di parti prematuri. Vi sono poi altri problemi muscoloscheletrici preesistenti, come ad esempio l’artrite reumatoide, che migliorano con la gravidanza e fino a sei settimene dopo il parto grazie alla maggiore secrezione di cortisolo. Altre, invece, come la spondilite anchilosante, peggiorano a causa dell’aumentato stress delle sacroiliache.

 

    Le modificazioni circolatorie trovano ragione nelle necessità metaboliche per lo sviluppo del feto che inducono una maggiore richiesta vascolare verso gli organi del bacino, quindi un insufficiente ritorno nella circolazione sistemica materna con conseguente edema dei tessuti e degli organi materni con possibili emorroidi, varici vulvari o degli arti inferiori a causa del lento ritorno venoso causato anche dalla pressione dell’utero sul plesso venoso pelvico. Ne deriva il tipico mal di schiena notturno.

L’edema si forma in posizione eretta: quando ci si corica dovrebbe aumentare il ritorno venoso ma il blocco venoso causato dalla pressione del feto sulla vena cava causa una diminuzione del flusso sanguigno attraverso il bacino. Quindi ci sarà ristagno nel tessuto nervoso e nei corpi vertebrali e ipossia. Lombalgia notturna che sveglia la donna, nausea, mal di testa, congestione di fegato e pancreas.

 

    Le modificazioni ormonali sono causa di modificazione di vari parametri: aumento della mobilità delle sacroiliache e della sinfisi pubica già dal primo trimestre per effetto della relaxina; nel sistema respiratorio aumento della circonferenza toracica così che il diaframma viene spinto superiormente ma aumenta l’escursione di 1-2 cm per effetto del progesterone; ritenzione idrica per effetto degli ormoni steroidei (uno tra essi il progesterone) con accumulo di cataboliti.

 

    Ovviamente tutta questa serie di modificazioni fisiologiche non accompagnano tutto il decorso della gravidanza bensì caratterizzano le diverse fasi della stessa. Si può suddividere il periodo gestazionale in tre trimestri ognuno con delle sue specificità fisiologiche e, a volte, sintomatologiche.

 

    Nel 1° trimestre i sintomi principali sono nausea e vomito. L’osteopata può approcciare la donna nel primo trimestre con una certa attenzione e potrà alleviare questi disturbi valutando ed eventualmente trattando i segmenti vertebrali C2, T5-T9 per regolare i disturbi gastrointestinali, T10-L2 per l’innervazione parasimpatica di surrene, ovaio e contrattilità uterina.

È indicata in questo periodo ginnastica personalizzata per 15 minuti senza superare i 140 battiti al minuto, mantenimento di un buon tono addominale.

 

    Nel 2° trimestre l'utero sale verso l’addome, ne conseguono dolori da stiramento sopra la sinfisi, sindrome del tunnel carpale per ritenzione idrica da prolattina. Qui l’osteopata può lavorare con una certa tranquillità adottando sia tecniche dirette che indirette in qualunque decubito.

 

    Nel 3° trimestre aumenta la trazione fasciale addominale sui tessuti inguinali, quindi pressione sul ritorno venoso e linfatico degli arti inferiori e sulla vena cava inferiore, e conseguente edema degli arti inferiori ed emorroidi.

In questo periodo accade che la posizione supina favorisce la compressione della vena cava inferiore e ciò provoca ipotensione,nausea e vertigini.

Avvengono, in questo trimestre, modificazioni biomeccaniche, circolatorie e ormonali che sono alla base di sintomi quali stitichezza, reflusso gastroesofageo, disturbi dell’equilibrio e dell’andatura, lombalgia.

L’osteopata utilizzerà tecniche miofasciali e sui tessuti molli per mobilizzare i liquidi dalle estremità verso la circolazione sistemica, valutando T10-L2. Particolare attenzione alle tecniche craniali che causano contrazioni uterine.

 

    Può anche capitare che l'osteopata possa agire nel periodo in prossimità del travaglio e parto. In tale evenienza è opportuno valutare la colonna lombosacrale e la mobilità del sacro, senza ricorrere a procedure attive o aggressiva ma adottando tecniche dolci come lo stretching dei tessuti molli.

 

    Più frequentemente si ha a che fare con la donna nel post partum in cui sono frequenti sintomi come la sindrome del tunnel carpale, che in genere si risolve al termine dell’allattamento; tenosinovite di de Quervain (compressione ed irritazione dei tendini dell’estensore breve e abduttore lungo del pollice vicino alla stiloide radiale) che, dovuta anche alla ritenzione idrica, peggiora per le attività di cura del neonato; lombalgia.

Obiettivo dell'osteopata sarà quello di aiutare la donna a ritrovare la fisiologia dello stato pregravidico.

 

    Dunque, se si comprende la fisiologia della gravidanza si può guardare alla stessa come ad una condizione naturale perfettamente autoregolata durante la quale ogni avvenimento ha una sensata intelligenza. Lavorare con la donna che attende un bambino richiede una certa conoscenza anatomo-fisiologica, sicuramente molta delicatezza nel tocco e nelle parole, soprattutto tanto amore per questo lavoro e atteggiamento di massima umiltà e rispetto verso il mistero della Creazione e l’innato potenziale di Salute della persona che abbiamo dinanzi a noi.

 

Riferimento bibliografico: A.O.A., Fondamenti di medicina osteopatica, Casa Editrice Ambrosiana

 

 

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