SE IL FEGATO PARLA…ASCOLTALO!

di MARCO DE MATTEIS, Osteopata D.O.

 

    

     Annesso all’apparato digerente, nella sfera addominale, il fegato è preposto a diverse funzioni. È un organo immunitario e di detossificazione perché provvede alla decomposizione di diverse sostanze e all’eliminazione dei rifiuti come le scorie del metabolismo di tutti i farmaci e di molti prodotti tossici. È un organo della digestione perché produce la bile che va nella cistifellea per favorire la digestione dei grassi. Regola il livello dello zucchero e degli aminoacidi. Interviene in molti metabolismi, come quello lipidico, glicidico e protidico, e facilita la produzione di proteine importanti come l’albumina e i fattori coagulanti. Partecipa all’assorbimento di ossigeno e degli elementi nutritivi provenienti dal sangue. Soprattutto è un organo vascolare: attraverso la vena porta riceve il sangue da tutti gli organi digestivi e lo filtra per poi farlo tornare nella grande circolazione mediante la vena cava. È chiaro dunque che il fegato svolge così tante funzioni che è impossibile vivere senza di esso.

 

     Nella simbologia del corpo il fegato rappresenta l’adattamento. È la sede della collera, del rancore, della contrarietà. La sofferenza del fegato può essere causata da inquietudini, preoccupazioni, dalla paura di non poter avere l’essenziale inteso come una mancanza alimentare, affettiva, economica, ecc., da dispute per denaro oppure da un rifiuto di adattarsi vissuto con rabbia e ribellione.

 

     Ci tengo a ricordare che l’Osteopatia non cura una patologia bensì normalizza delle disfunzioni. Si definisce “disfunzione osteopatica” la restrizione totale o parziale di mobilità articolare, viscerale o cranio-sacrale. La perdita parziale di mobilità favorisce l’apparizione di disturbi funzionali che nel tempo possono diventare malattia. Le disfunzioni osteopatiche possono essere provocate da traumi, sforzi violenti, stress posturali, essere riflesse o secondarie ad altre disfunzioni.

 

     Perciò parlando di sofferenza del fegato intendo una sua cattiva mobilità in rapporto agli altri visceri, un insufficiente drenaggio venoso, un sovraccarico funzionale dovuto ad una cattiva alimentazione o ad una somatizzazione di tensioni emozionali. In caso di una vera e propria patologia gli stessi sintomi sono sicuramente amplificati e accompagnati da altri.

 

     In virtù dei rapporti meccanici, della vascolarizzazione e dell’innervazione, sintomi di un fegato congestionato e/o in disfunzione possono essere: cervicalgia ed emicrania, nausea, cervicobrachialgia, periartrite scapolo-omerale, dorsalgia. Possono comparire una serie di disturbi conseguenti alla congestione portale come pelle secca o grassa, alopecia, alitosi, infezioni polmonari, mal di gola, infezioni delle vie urinarie, sciatalgia sin. Ci può essere stanchezza al risveglio, un abbassamento delle difese immunitarie e intolleranza ad alcuni alimenti soprattutto grasso, zucchero, alcool. Se la disfunzione non viene trattata, non si correggono le cause primarie, persistendo a lungo può sfociare, nel tempo, in una vera e propria patologia del fegato o, parallelamente, le tensioni alla base della sintomatologia cronicizzano causando artrosi e discopatia cervico-dorsale, lesione della cuffia dei rotatori, alterazione della postura, insonnia, e così via.

 

     Questa è una analisi descrittiva in cui si considera una disfunzione del fegato ma analogamente si creano tutta una serie di adattamenti e squilibri anche partendo dal caso di un trauma come ad esempio una distorsione di caviglia non trattata, oppure di una malocclusione mandibolare, di un problema di vista, di continue sollecitazioni posturali e così via…

 

     Un medico allopatico che non osserva la globalità del corpo come un unico e armonioso sistema, affronterà i sintomi nell’ordine in cui il paziente se ne lamenterà. È proprio per questo che ancora ci troviamo a leggere diagnosi di gonalgia, cervicalgia, dorsalgia, disturbi da ansia, stress, influenza di stagione, ecc. che molte volte altro non sono che una descrizione in termini medici degli stessi sintomi che il paziente sa già di avere. La diagnosi medica è molto spesso del sintomo ma non del problema che sta alla base. Così si vendono tecar, onde d’urto, ultrasuoni e tante altre terapie che – non sempre ma molte volte accade così – costano al paziente in termini economici e soprattutto di tempo durante il quale si sarebbe potuto agire ancora a livello preventivo su quella che ormai, cronicizzando, è diventata patologia!

 

     Ecco cosa facciamo noi Osteopati: indaghiamo la struttura tissutale (muscolo-scheletrica, viscerale, cranio-sacrale) nel suo insieme per capire dove è la disfunzione primaria, trattiamo ristabilendo equilibrio alla persona e diamo dei consigli nel rispetto della salute.

 

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