LA BELLEZZA DEL PRENDERSI CURA: UN INCHINO ALLA VITA

 

di MARCO DE MATTEIS

agosto 2020

 

 

 

    “Inchinarsi è una pratica molto seria. Dovreste essere sempre pronti a inchinarvi, persino nell’ultimo attimo di vita. Anche se è impossibile sbarazzarci dei nostri desideri, dobbiamo farlo. La nostra vera natura lo esige.” (da Mente zen, mente di principiante – Suzuki Roshi)

 

    La nostra vera natura, quella da cui le regole imposte dalla nostra società ci hanno fatto via via prendere le distanze. L’appartenenza alla natura, ad un progetto divino al di sopra del nostro ego. La presenza, l’ascolto, il coraggio di chiedere e il piacere di donare. Vivere nella semplicità: questo è per me la nostra vera natura. Dedicare del tempo a chi è in difficoltà, dare delle attenzioni, prendersi cura. Questo è ciò che eleva l’uomo verso la sua natura più spirituale.

 

    Purtroppo oggi siamo sempre così concentrati nel nostro microcosmo tanto da dimenticare che siamo solo una piccola parte di un macrocosmo; le esigenze personali ci chiudono nei confini della nostra individualità a dispetto di un mondo fatto di relazioni e interazioni.

 

    Di seguito riporto dei miei versi con i quali contemplo la magia e l’eleganza dell’inchino che ha il potere di trasformare quello che spesso è un semplice saluto in un dialogo corporeo, silenzioso e profondo.

 

Ti saluto con un inchino,

perch’è segno d’umiltà e rispetto,

e mi riempio di pace, profonda pace

che mi lega all’immensità del mondo.

 

Ti saluto con un inchino,

come segno di preghiera e devozione,

e la luce riempie gli occhi,

d’armonia s’inonda l’anima.

 

E par soffice il petto,

morbido come la seta

che avvolge l’elegante

disegno della natura.

 

Ed il battito del cuore

segue il tempo dei passi

mentre il vento muove i rami

al ritmo d’una danza.

 

Cadono le foglie sui capelli

mentre il sole troppo scalda,

e vedo scorrer le stagioni

in quell’unico lungo istante.

 

Tutto il tempo, l’infinito,

si raccoglie in un saluto

e se osservo, in quell’inchino,

vedo tutto quel che ho.

 

    L’inchino è un gesto di umiltà, di apertura. Significa mettere da parte l’orgoglio, l’ego, ogni posizione di superiorità rispetto a chi è nella condizione di aver bisogno. Richiama un momento del periodo embrionale, quando la testa è dinanzi al cuore, l’intelletto ed il giudizio si abbassano al cospetto del sentimento. Un ritorno alle Origini, alla Fonte.

 

    “Ogni mattino, come primo pensiero, dovremmo sentire il desiderio di dedicare la giornata al benessere di tutti.” (Dilgo Khyentse Rinpoche)

 

    Il lavoro con chi è nella malattia, via via sempre più orientato all’aspetto della salute, fino ad un approccio salutogenico e olistico, mi hanno aiutato molto, e continuano a farlo in modo sempre più evolutivo, a riflettere su quella che è la posizione della persona rispetto alla sensazione sentita e alla percezione dello stato interiore. soprattutto a farlo nel contesto attuale, in cui c’è un allontanamento dall’auto-osservazione della semplicità di sé stessi a favore dello sforzo di voler mostrare quanto di più complesso agli occhi degli altri. A discapito del vero benessere, individuale prima, collettivo poi.

 

    Di pari passo questo lavoro mi insegna a riflettere su quale sia il significato dell’inchino e di quanto difficile sia abbandonarsi alla natura umile e semplice della vita. Credo che al giorno d’oggi sia un compito importante dimostrare agli altri quanto bello sia sapersi lasciar andare all’inchino, quanto bello sia saper offrire ma anche avere la forza di chiedere abbattendo le corazze dell’orgoglio e lasciando affiorare le proprie debolezze. È questa la vera forza, questo il vero coraggio in un contesto culturale che nasconde sentimenti e debolezze.

 

    “Vinci l’ira con la delicatezza, la cattiveria con la bontà, l’avarizia con la generosità, la menzogna con la verità.” (Gautama Buddha)

 

 

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