L’AMORE, LA CURA MIGLIORE

 

di De Matteis Marco, FT, DO

marzo 2015

 

 

 

In base allo studio dell’embriologia e della fisiologia si può dividere il cervello in tre porzioni funzionalmente differenti: il tronco cerebrale, la parte più arcaica, o cervello dell’azione, correlato alle funzioni indispensabili alla vita, il sistema limbico, o cervello emotivo, e la corteccia cerebrale, o cervello pensante. Una parte della corteccia, la corteccia prefrontale, è funzionalmente connessa al sistema limbico per cui si parla anche di sistema corticolimbico.

Il sistema corticolimbico include diverse strutture che, dal basso verso l’alto sono: amigdala, ippocampo, ipotalamo, corteccia prefrontale.

Queste distinzioni sono, ovviamente, a scopo didattico in quanto nel reale funzionamento le tre porzioni cerebrali si attivano contemporaneamente solo che alcune hanno un’attività metabolica maggiore di altre a seconda dell’esperienza del momento.

 

La prima struttura limbica a funzionare, da prima ancora della nascita e che per i primi 3 mesi di vita rimane il centro funzionale maggiore del cervello, è l’amigdala che contiene dei nuclei di cellule deputati prevalentemente alla percezione della paura nel tono della voce e nella gestualità del corpo. Si tratta della memoria prenatale e perinatale che è la base di quelle che saranno le aspettative del bambino sugli altri, ossia di quella valutazione che attraverso l’ascolto della voce e l’osservazione della gestualità corporea indirizzerà verso la paura o la fiducia. Tutte le informazioni captate dall’amigdala, tramite connessioni con l’ippocampo e l’ipotalamo, vengono memorizzate sotto forma di rete neurale nell’emisfero destro. Si tratta del circuito nervoso che dall’esperienza crea l’apprendimento. Così i ricordi più forti del periodo preverbale, quelli che si ripetono più spesso, diventano le convinzioni che ci accompagnano per tutta la vita, talvolta con effetti potenzianti sulla nostra vita talvolta (o forse il più delle volte!) con effetti limitanti. Dunque l’emisfero destro immagazzina lo shock e il trauma e tutte le informazioni provenienti dall’intero corpo, legge il linguaggio non verbale, è la sede di controllo del Sistema Nervoso Autonomo (SNA).

L’emisfero sinistro è invece quello che aiuta a stabilire una giusta relazione col mondo esterno.

 

Intorno ai 10 mesi di età, grazie allo sviluppo corticale e all’integrazione della corteccia prefrontale, il contatto (fisico, oculare e verbale) madre-bambino permette di sperimentare la gioia. La formazione di connessioni neurali della gioia permette l’autoregolazione degli stati di paura nel corpo ed è fortemente dipendente dalla qualità delle esperienze vissute in età precoce e più di tutto dal grado di sicurezza dell’attaccamento con la madre o con chi si occupa del bambino. Si consideri che questo avviene soprattutto ad opera dell’emisfero destro che è quello il cui sviluppo resta predominante nei primi due anni di vita!

Ciò determina la capacità di intimità e autoregolazione (controllo interiore delle emozioni) per tutta la vita.

 

Prima dello sviluppo corticale il SNA fa funzionare il parasimpatico al massimo per controbilanciare lo stato di ortosimpaticotonia mantenuto dall’amigdala. Questo è ciò che accade anche quando c'è un attaccamento insicuro tra madre e bambino, o in caso di shock e trauma  non risolto, o sotto stress intenso, perchè si riduce la funzionalità dell’emisfero sinistro e aumenta quella dell’emisfero destro. Il SNA perde la normale collaborazione reciproca tra ortosimpatico e parasimpatico. Ciò determina comportamenti inibitori come paralisi dell’azione e dissociazione (si diventa insensibili per non essere coscienti della paura, con apparente calma esteriore e agitazione interna), ci si sentirà confusi, incapaci di esprimersi e definire le sensazioni, incapaci di rapportarsi con l’esterno. Ossia c’è uno stato d’allarme nell’ipotalamo (quello che si chiama reattività lotta-o-fuga): basta un piccolissimo ulteriore stress (fisico o emozionale non importa) per indurre confusione, agitazione, tachicardia apparentemente senza motivo. Questa reazione di iperattività del SNA ha alla base una importante strategia di sopravvivenza ovviamente.

 

Se ci si rende conto della condizione di lotta-o-fuga è possibile uscirne attraverso la ricerca di affetto e persone capaci di infondere sicurezza. Oppure attraverso un lungo lavoro di risoluzione del trauma.

 

Quando lo stress è persistente il cervello libera degli analgesici oppiacei endogeni e se il SNA è sovraccarico spetta alle ghiandole surrenali intervenire tramite la secrezione di cortisolo. Troppo cortisolo in circolo fa azionare il sistema immunitario che percepisce un piccolo pericolo, anche esterno, come una minaccia interna al corpo ed il corpo combatte sé stesso con reazioni autoimmunitarie!

 

Quanto esposto finora potrebbe essere una causa delle malattie autoimmuni e dei meccanismi in base ai quali un determinato virus o batterio colpisce solo alcune persone ed altre no, o anche il motivo per cui solo alcuni bambini sviluppano reazioni avverse da vaccino…!?!

 

Nella relazione terapeutica l’operatore deve avere un contatto amorevole col paziente e indurre la Quiete nei fluidi. L’osteopata infatti agisce sul sistema dei ventricoli cerebrali, cavità entro cui circola il liquido cefalo-rachidiano, che sono, sia dal punto di vista dello sviluppo embriologico sia  dal punto di vista funzionale, il nucleo profondo del sistema corticolimbico il quale costituisce la funzione cerebrale più importante soprattutto nei bambini.

Nella relazione genitoriale è importante che si mantenga un attaccamento sicuro e ben sintonizzato col bambino, di amore e rispetto.

Riusciamo dunque a comprendere l’importanza del tono con cui si parla al bambino, delle parole che si usano, degli atteggiamenti corporei, della sincerità dello sguardo e delle azioni che si compiono in presenza del figlio? Ricordiamoci che i bambini  sono completamente pronti ad apprendere ogni cosa…da mamma e papà prima che da chiunque altro!

 

A voi le riflessioni..

 

Marco De Matteis

Fisioterapista, Osteopata

 

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