IL TRAUMA NEL CORPO

E NELL'ANIMA

di De Matteis Marco, Osteopata DOmROI

ottobre 2016

 

 

Quello che noi siamo è il risultato del nostro vissuto: l’esperienza ci forma e ci trasforma. Siamo in grado di accogliere, subire, elaborare, attenuare o amplificare, comprendere e reagire, o accettare. Inevitabilmente creando dei compensi, sia di carattere fisico sia di carattere comportamentale.

 

Continuamente, ogni giorno, ci troviamo di fronte a degli eventi, talvolta piacevoli talvolta spiacevoli, mai giusti o sbagliati ma sempre utili al nostro cammino evolutivo.

 

Quando un evento ci destabilizza, all’improvviso o in maniera graduale, rappresenta per noi un trauma che può essere di tipo fisico o emozionale. Ogni trauma ha delle ripercussioni sulla nostra sfera fisica, neurologica, emozionale, psichica e immunitaria e spesso il nostro cervello mette in relazione mnemonica i vari aspetti psico-ambientali relativi al trauma. Noi immagazziniamo il trauma e lo elaboriamo dando un significato e associando dei simboli, oggetti, suoni, voci, eventi, colori, profumi, sensazioni ad esso direttamente o indirettamente legati. E la nostra memoria inconscia ci porta a rivivere in qualche modo il trauma ogni volta che ci troviamo dinanzi a qualcuno di quei ricordi emotivi ad esso legati. Riviviamo così il ricordo dell’evento traumatico, proprio come se si stesse ripresentando in quel momento: riviviamo il dolore fisico, lo spavento, la tristezza per un evento, il timbro e la tonalità di qualche parola, l’espressione di uno sguardo, ecc. Questo ricordo sarà all’inizio più intenso, probabilmente con il tempo tenderà ad affievolirsi, forse fino ad essere dimenticato del tutto o forse resterà per sempre. Ma anche se ce ne dimenticheremo avrà lasciato comunque un’impronta eterna ed indelebile su di noi, che può essere un segno fisico, un cambiamento posturale, una diversa espressione del viso, o un cambiamento nel carattere, nel modo di reagire a determinati eventi. Infatti il periodo acuto passa ma, passando, il corpo e gli aspetti psico-comportamentali attuano dei compensi per poter continuare a mantenere la migliore qualità della vita possibile.

 

In tutto questo, soprattutto nel periodo acuto e post-acuto, è importante che la persona incontri l’accoglienza e l’amorevolezza di un ambiente familiare, sociale, terapeutico che gli sappiano dare quella sicurezza e autostima per credere ancora in sé stesso e volersi bene.

 

L’osteopata considera fortemente questi aspetti e quando tratta un paziente con dei sintomi di qualunque tipo lavora su zone tissutali ipomobili con la consapevolezza che i tessuti accolgono e trattengono i traumi e che liberarli può riportare alla luce vecchi ricordi con reazioni emotive inaspettate e senza apparente conscia motivazione, ma può anche cancellare vecchi traumi. L’osteopata deve anche sapere con che intensità toccare un tessuto, con che tono parlare ad un paziente, ma anche quando è bene non parlare ma solo ascoltare, quando è bene non trattare, quali compensi togliere e quali lasciare affinché possano essere d’aiuto al più utile funzionamento dell’intero sistema. Deve sapere quando egli stesso è nelle condizioni di accogliere un paziente e quando invece è meglio non prendere un appuntamento. Perché il paziente ha bisogno di una colonna solida che lo possa sostenere e di un aiuto saldo e sicuro. È per questo che un osteopata deve saper mantenere un costante equilibrio di sé stesso, un corpo sano e robusto, una mente lucida e chiara, uno stato emotivo sereno e capace di gestire gli influssi emozionali dei suoi pazienti.

 

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