PIEDE E POSTURA

 

di MARCO DE MATTEIS,

Osteopata D.O.

marzo 2024

 

   

    Il piede è un complesso articolare di numerose ossa che possono essere raggruppate funzionalmente nelle articolazioni: astragalo-calcaneare (o sottoastragalica), medio-tarsica, scafo-cuboidea, scafo-cuneiforme, tarso-metatarsale, metatarso-falangee, intermetatarsali, interfalangee. In stretta continuità con il piede è assolutamente necessario considerare il segmento scheletrico della gamba con le sue articolazioni tibio-peroneali e tibio-tarsica, nella caviglia.

 

    Nell’insieme queste articolazioni permettono, al complesso articolare di piede-caviglia, movimenti di prono-supinazione, adduzione-abduzione, flesso-estensione che si combinano assieme per dare quello che è definito movimento di inversione-eversione. Lo scopo di tante articolazioni e tante possibilità di movimento è quello di orientare il piede affinché ci possa essere un corretto appoggio della pianta al suolo qualunque sia la posizione della gamba e l’inclinazione del terreno, e a modificare la curvatura della volta plantare per adattare il piede alle caratteristiche del terreno e ammortizzare il peso del corpo.

 

    Oltre agli elementi osteoarticolari, fondamentale è la presenza di strutture muscolotendinee e legamentose con numerosi recettori e dunque un ruolo decisivo nella propriocezione, ossia quella capacità di modulare la contrazione-rilassamento di muscoli agonisti-antagonisti, avere un buon equilibrio e degli immediati aggiustamenti in condizione di destabilizzazione posturale.

 

    La pianta del piede è una volta sostenuta da tre archi: anteriore, mediale e laterale i cui punti d’appoggio sono la testa del primo metatarso, la testa del quinto metatarso e la tuberosità posteriore del calcagno. Il peso del corpo trasmesso attraverso la gamba viene normalmente ripartito per metà sull’appoggio posteriore e, per l’altra metà, sugli appoggi anteriori (maggiormente su quello antero-interno).

 

    I muscoli sono le strutture che mettono in relazione l’appoggio statico e dinamico con i segmenti corporei sovrastanti creando dei compensi, mediante catene ascendenti, o strutturando sull’appoggio stesso dei compensi, mediante catene discendenti. Dunque il piede può essere sia la causa che l’effetto di un’alterazione posturale riferita a strutture anche distanti.

 

    La debolezza oppure l'accorciamento di alcune strutture muscolari possono essere responsabili di alterazioni della forma del piede e quindi dell'appoggio. Ad esempio, considerando che il lavoro dei muscoli che agiscono sul piede, dunque i muscoli della gamba e quelli intrinseci del piede, è tendenzialmente verso il cavismo della pianta con delle componenti di varismo-valgismo sul ginocchio, l’eccesso di tono muscolare può mostra a volte un falso piattismo. Generalmente prevalgono i muscoli supinatori e flessori plantari e, conseguentemente, il femore tende a compensare con una intrarotazione: ne conseguono iperlordosi e adattamenti a catena che dipendono da diverse variabili. Le alterazioni del piede possono riguardare anche l'arco anteriore. Esso serve a favorire la propulsione nel passo: se l’arco diminuisce è sostituito dal lavoro delle dita con conseguenti possibili callosità, alluce valgo o dita a martello.

 

    Anche la postura globale o alterazioni funzionali di altri segmenti corporei possono essere responsabili di alterazioni della fisiologia del piede. Ad esempio, una statica anteriore, ossia un baricentro corporeo tendente in avanti, può dare nel tempo una serie di adattamenti che, a livello del piede, creano un appoggio maggiore sull'avampiede e tendenza al piattismo con possibile sviluppo di fascite plantare; di contro, una statica posteriore può creare, a lungo andare, un appoggio maggiore sull'arco esterno con tendenza al cavismo e griffe delle dita quali compensi atti a stabilizzare la statica, con conseguenti talloniti e deformità a martello delle dita.

 

    Ovviamente quelle descritte non sono delle regole ma possibilità che dipendono da un'insieme di fattoriesistono infatti anche condizioni strutturali congenite o problematiche di tipo neurologico o traumatico che alterano la fisiologia causando un vero piattismo del piede per cedimento della volta plantare o altre alterazioni difficilmente corregibili.

 

    Pertanto lo studio dell’impronta plantare deve necessariamente essere inserito in un contesto posturale globale che tenga anche conto di tutti i possibili recettori posturali tra cui occhi, bocca, orecchio.

 

 

 

Riferimenti bibliografici: 

-   I.A. Kapandji, Fisiologia articolare, Monduzzi editore 

- Mauro Lastrico, Biomeccanica muscolo-scheletrica e Metodica Mézières, Demi edizioni

- F. Guolo, G. Altadonna, Linee di forza di J.M. Littlejohn e applicazioni cliniche, Piccin 

 

 

 

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