VIAGGIO NELLA RESPIRAZIONE PRIMARIA: LA MIA ESPERIENZA BIODINAMICA

 

di MARCO DE MATTEIS,Osteopata  D.O.m.ROI

aprile 2019

 

 

 

    Un po’ d’anni fa, da fisioterapista che si avvicinava alle terapie manuali, avevo una prospettiva di conoscenze e pratica fatta di test clinici, esercizio terapeutico e correzione delle disfunzioni, tutto abbastanza lineare, riproducibile da operatori diversi, misurabile con scale di valutazione.

 

    Pian piano, andando avanti con lo studio dell’osteopatia, capivo come tutto mi appariva sempre meno riproducibile, molto più dipendente dallo stato emozionale, di conoscenza ed intenzionale dell’operatore, difficilmente oggettivabile.

 

    Il mio modo di approcciare il paziente continuava nel tempo a cambiare a maggior ragione addentrandomi in quello che è la disciplina biodinamica craniosacrale. Sicuramente un modo nuovo di intendere il craniosacrale rispetto a come lo approccia classicamente l’osteopatia (almeno per quanto mi è stato insegnato dalla mia scuola e per quella che è la mia esperienza fino a quel momento), ma soprattutto un modo estremamente differente di approcciare il paziente, con interesse alla sua salute piuttosto che ai suoi problemi e, molto più semplicemente, una nuova modalità di consapevolezza nel fare anche semplicemente ciò che facevo prima.

 

    Ho voluto omaggiare i miei compagni di formazione in biodinamica craniosacrale scrivendo un feedback sulla mia esperienza con loro in questo viaggio nella Respirazione Primaria ed ho voluto farlo mediante un post sul sito dell’associazione con cui ho seguito la formazione. Ho voluto dare un mio contributo a questo sito perché lo trovo magnificamente piacevole e ricco di contenuti interessanti.

   

    Al seguente link potete leggere la mia esperienza:

 

http://www.craniosacrale.it/blog/la-mia-esperienza-biodinamica/

 

    Voglio spiegare un po’ meglio il motivo di tanto amore verso questa disciplina e voglio farlo usando, con rispetto ed umiltà, alcune parole di Mike Boxhall, terapista ed insegnante venuto da pochissimo a mancare dalla vita terrena, tratte dal suo ultimo libro "La Sedia Vuota":

 

“..Se tutto in un certo senso è immateriale e impermanente, me compreso, allora lo sono anche la debolezza, la malattia, la sofferenza e l’infermità… E’ evidente che il mio intelletto, non solo impermanente ma anche limitato, può conenere solo una risposta parziale… Quanto di meglio posso fare, in questa forma, è prendere il mio sapere limitato e applicarlo alla mia valutazione limitata, chiamare ciò diagnosi e sperare in un limitato risultato positivo… molto spesso anche il cliente in realtà non conosce la causa delle sue problematiche. Il che aggrava il problema. Ma questo è ciò con cui ci troviamo sempre a lavorare, non è vero? Credo che siamo tutti condizionati a pensare che sia nostro dovere sapere quale sia il problema… A volte, se riusciamo a guardare le cose in maniera un po’ diversa, tutto risulta essere perfettamente soddisfacente. Immaginiamo che io mi faccia da parte e lasci che siano lo Spirito o l’Intelligenza, piuttosto che il mio intelletto, a lavorare, riportando così la patologia del sistema ad uno stato più equilibrato ed eliminando la sofferenza causata da quelle che, in effetti, sono esperienze di vita non digerite… Il nostro compito è facilitare l’accesso alla consapevolezza di ciò che sta emergendo nel nostro essere, adesso, ed eliminiamo il giudizio… Abbiamo convenuto che possiamo affidarci alla marea. Non tanto alle maree meccaniche e relativamente superficiali, che sono uno strumento, un veicolo, ma al Respiro della Vita, all’Intelligenza che esse portano con sé, allo Spirito, di cui il Respiro dellaVita è una forma iniziale… Questa osservazione senza giudizio è la compassione. Ogni volta che posso avvicinare qualcuno da questo luogo relativamente sgombro, relativamente in quiete, sono pronto a ricevere ciò che viene offerto… Da lì e solo da lì posso avvicinare il cliente, con la certezza di entrare in contatto con lui a quel livello, a prescindere dal fatto che ne abbia consapevolezza. Siamo in una pratica congiunta… Può darsi che io non sappia ciò che è avvenuto a livello strutturale e che non lo sappia neanche il cliente, ma è perfetto così. La terapia craniosacrale, nella sua forma più amorevole, è un viaggio compiuto nella quiete da due o più persone verso un livello dell’essere dove non c’è patologia.”

 

    Dinanzi a tali parole, colme di esperienza e saggezza, c'è solo da riflettere e, in silenzio, praticare con la massima gentilezza possibile. Affidandosi soltanto alla marea.

 

http://www.craniosacrale.it/blog/la-mia-esperienza-biodinamica/

 

 

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