IL SOSTEGNO AL TERMINE DEL CICLO DELLA VITA:

FARE PACE CON LA MORTE 

 

di MARCO DE MATTEIS, Osteopata D.O.

settembre 2021

 

 

 

    Un tema divenuto oggigiorno ricorrente, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, è quello relativo alla morte. Probabilmente per una maggiore sensibilità legata alla catena di eventi su scala mondiale ma anche relativi alla quotidianità locale.

 

    Reputo quello della morte un tema che non trova ragione di esistere senza la tematica della nascita. Meglio ancora, considererei la morte come una parte dell’ampio e vario tema della Vita.

 

    Facendo riferimento al mio lavoro, considero esso stesso un sostegno alla salute ma anche alla vita, pertanto è doveroso (considerando l’essere umano nella sua interezza ed anche la vita nella sua interezza) che sia anche un supporto all’ultima fase del ciclo della vita, nell’atto di accettazione, accoglienza e preparazione alla morte. Con un parallelo sostegno alla salute di chi si trova a dover condividere questi eventi.

 

    Dunque nascita e morte come un continuum nel ciclo della vita, legati da un filo conduttore fatto di potenza fluidica, la stessa potenza capace di innescare la scintilla alla base del concepimento, capace di guidare tutta l’attività metabolica di suddivisione, moltiplicazione, crescita, differenziazione cellulare che celebriamo carnalmente al momento della nascita. Ancora, la stessa potenza che si conserva per tutta la vita in continui cicli di anabolismo e catabolismo cellulare, crescita, invecchiamento, salute, malattia, guarigione, e che lascia il piano carnale al momento della morte. Questa potenza esiste nel metabolismo dei tessuti del corpo, può essere contattata, sostenuta, accompagnata.

 

    Nel ruolo del prendersi cura è fondamentale una presenza attenta e consapevole, orientata al proprio ritmo di potenza e ricettiva oltre che empatica e compassionevole per poter avere un effetto di risonanza verso l’altro.

 

    Per tale ragione questo lavoro non può essere separato dalle attitudini dell’Essere, l’empatia va coltivata, la presenza e la sensibilità allenate, rinforzata l’idea di potenza che nasce da quel soffio vitale che avvolge nel mistero l’essenza della nostra vita, che si incarna in quello che è il senso che noi arriviamo ad attribuire al nostro cammino terreno e che, infine ma non nell’assoluto, dà quel significato capace di prepararci e farci accettare anche la morte.

 

    Possa, questa idea di guarigione, essere di supporto e motivazione a chi si trova ad affrontare situazioni estreme in cui è facile sentirsi inutili ed impotenti se non si considera la nostra appartenenza ad un campo relazionale universale di interscambio reciproco. 

 

 

    

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