IL TORCICOLLO DEL NEONATO:

CONOSCERE PER AIUTARE

 

di MARCO DE MATTEIS,Osteopata  D.O.m.ROI

febbraio 2019

 

 

 

 

    È certamente uno dei tanti schemi corporei, quello che porta al torcicollo nel neonato, che possono benissimo essere prevenuti o risolti se affrontati molto precocemente. Purtroppo accade a volte che il pediatra o i genitori lo sottovalutino aspettando che sia il tempo a risolvere il problema, senza pensare che più il tempo passa più il problema si struttura. Dunque col passare del tempo, se lasciato a sé, può accadere che un semplice disturbo funzionale diventi una patologia.   

 

    Frank Henry Netter, medico e illustratore statunitense del novecento, definisce, nel suo ottavo volume di Atlante di anatomia, fisiopatologia e clinica, il torcicollo miogeno congenito come una condizione morbosa di comune riscontro solitamente evidenziabile nelle prime 6-8 settimane di vita. Lo stesso autore ritrova la causa in una ischemia del muscolo sternocleidomastoideo in seguito a posizionamento intrauterino o per eccessiva pressione durante il parto. Ciò determina una retrazione del muscolo ed il segno visibile della testa del neonato flessa e ruotata controlateralmente al muscolo retratto. Si è constatato che la retrazione muscolare si verifica più spesso al lato destro e che il 20% dei casi di torcicollo miogeno congenito siano associati a displasia congenita dell’anca, entrambe condizioni correlabili ad un malposizionamento intrauterino o a presentazione distocica al momento del parto. Sempre secondo il Netter, il decorso prevede, nel corso del primo mese di vita, un ingrossamento o tumefazione sottocutanea di consistenza molle adesa al ventre dello sternocleidomastoideo che solitamente scompare entro 6-12 settimane lasciando il posto alla retrazione ed irrigidimento del muscolo che rende evidente il torcicollo. Se la retrazione non migliora, durante il primo anno di vita si può sviluppare una plagiocefalia, ossia una deformità del volto e del cranio. Il volto tende ad appiattirsi dal lato della retrazione anche per via della posizione che il bimbo assume durante il sonno: se il bimbo dorme prono è più comodo se il lato affetto è in appoggio sulla culla; supino va incontro ad appiattimento della regione del capo che poggia costantemente sulla culla.

 

    Leopold Busquet, osteopata francese attualmente operante, nel suo quinto volume di Le catene muscolari, definisce il torcicollo congenito come una posizione antalgica che il neonato adotta, quindi una postura di compensazione, una soluzione imperfetta apportata ad un dolore dovuto a tensioni. Nel migliore dei casi la postura migliora dopo un periodo di riposo e si aggrava per la fatica a fine giornata. Ancora Busquet decrive due principali gruppi di cause di torcicollo congenito: tensione dello stretto toracico superiore, prima costa, clavicola, scapolo-omerale, pericardio, pleura, stiramenti muscolari importanti al momento del parto dei muscoli trapezio e sternocleidomastoideo; compressione della base cranica, tra occipite e temporale, fra occipite e prima vertebra cervicale.

 

    Si comprende bene che i due autori parlano dello stesso problema da punti di vista diversi. Netter descrive un problema medico già instaurato, ne osserva gli effetti; Busquet, con una visone olistica, trova delle cause funzionali, quindi non strutturate e potenzialmente meglio correggibili, alla base del disturbo. Segue un discorso di tensione tissutale, di accomodamento verso il confort, di correlazione delle strutture in catene muscolari, di innervazione alterata dalle compressioni.

 

    Quindi una valutazione della globalità del sistema ed un trattamento mirato al micromovimento articolare, alla liberazione della sfera cranica, al riequilibrio muscolo-tissutale appare fondamentale e decisamente utile.  Del resto anche Netter parla di un trattamento conservativo nel primo anno di vita, tramite stiramenti, mobilizzazioni e postura. Per passare ad un approccio di tipo chirurgico di resezione del muscolo tra il 18° mese ed il 2° anno di vita se il trattamento conservativo fallisce.

 

    Per esperienza mi sento di affermare che, se sono con accuratezza state escluse altre cause di torcicollo (cause di competenza medica quali tumori, anomalie vertebrali, problemi viscerali, cause neurologiche o tossiche) un trattamento manuale osteopatico, che consideri il continuum embriologico e funzionale delle strutture corporee nell’insieme, è quasi sempre risolutivo o perlomeno migliorativo. Meglio se con l’aiuto del mantenimento a casa da parte dei genitori ai quali va spiegato quali accortezze adottare nella gestione quotidiana del figlio.

 

    Dunque conoscere per aiutare…ossia saper osservare il proprio bimbo, prendersene cura senza eccedere nelle premure ma neanche sottovalutare ciò che desta preoccupazione. Conoscere per aiutare…ossia sapere chi fa cosa in modo da rivolgersi (o saper consigliare al meglio a chi rivolgersi) per un consulto e dei consigli!

 

 

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